Giochi
senza frontiere … quarant’anni dopo
26 Maggio
1965. Dax (F) e Warendorf (Ex RFA) si sfidano nel corso della prima puntata.
Giochi
senza frontiere … quarant’anni dopo, di Gianni Magrin
26
Maggio 1965. Ore 22.30. Ora X. Entra in scena Giochi senza frontiere. Per la
prima volta la televisione entra nelle nostre case con un gioco europeo. Dax
(Francia), Warendorf (Germania), sono le rivali della prima sfida. Gli occhi
dell’ “Europa” sono puntati su questo varietà, per alcuni un po’
bizzarro. Cosa può venir fuori da questo spettacolo? L’Italia è lì, fino a
notte tarda, curiosa di assistere all’evento. Il 9 giugno tocca a noi. Camogli
sarà teatro della prima puntata italiana. La sfidante Orange, Francia, si sta
preparando alla grande. I giornali ne parlano. Molto. I rotocalchi, i
settimanali cercano notizie, le più disparate. C’è un denominatore comune
… tutto sembra abbia inizio da De Gaulle. Sentiamo alcuni pareri dalla
“piazza”.
«Ormai
non è mistero per nessuno: il Generale De Gaulle, in persona ha voluto, a
vent’anni dalla fine della guerra, rilanciare l’Europa. Premeva soprattutto
che Francia e Germania smettessero il broncio: c’è mezzo migliore di un bel
gioco televisivo? Belgio e Italia hanno aderito, ed ecco Jeux sans frontières,
il più colossale Barnum dell’era moderna. Cento milioni di telespettatori,
quattro nazioni l’una contro l’altra e la Confederazione svizzera in veste
d’arbitro neutrale. Sulla carta l’idea è piacevole: i sottintesi,
nobilissimi. «Contribuire –
avrebbe detto De Gaulle - a una migliore conoscenza reciproca tra gli europei…»
(C. Palmi, A corna basse le “telesquadre di Francia e Italia: De Gaulle sta a
guardare, in «Settimana Radio TV», 22, (30
maggio 1965), p. 18-20
Enzo
Tortora, intervistato da La Domenica del
Corriere,
l’indomani della prima sfida tra Germania e Francia, riportò alcune delle
considerazioni del Generale e, commentandole, disse: «...E’ stato proprio De Gaulle ad insistere perché questa
trasmissione, questa gara tra piccole comunità, diventasse internazionale e si
disputasse tra Belgio, Francia, Germania e Italia come giocatori e la Svizzera
come arbitro. Egli pensa che la carica di passione sprigionata da questi giochi
semplici e popolari possa giovare ad un legame europeo, e che questi incontri a
livello "provinciale" serviranno ad una conoscenza reciproca più
intima, più immediata, più vera. Giungeranno, insomma, a farci capire che, in
fondo, al di qua e al di là delle frontiere, siamo molto più vicini e simili -
vizi e virtù - di quanto non sospettassimo».
Continuava,
Tortora: «…Qui
siamo tra paesani, con divertimenti paesani, ma almeno c’è aria libera e
gente vera. I francesi le chiamano "tranches de vie" (fette di vita);
sì, saremo nel comico o nel farsesco, ma siamo nella vita. E c'è una
controprova inconfutabile: queste trasmissioni piacciono, scuotono furiose
curiosità, arrivano al successo popolare, perché? Perché il pubblico vi si
ritrova dentro, un poco vi si riconosce, anche negli aspetti banali. E si
diverte, bonariamente prendendo in giro se stesso e le sue debolezze. Tutto qui.
Ed ora ho finito di filosofare». (Cfr.
G. Magrin, Prima
serie in «Giochi
senza frontiere. Trent’anni di Giochi»,
ed. Centrooffset, Mestrino 2004, pp. 11-12); G. Fantin, Il
quiz che piace a De Gaulle, in «La Domenica del Corriere», settimanale
del «Corriere della Sera», 24, (16
giugno 1965).
Camogli dalla voce del grande Enzo Tortora: «Parlare di Camogli per me è
difficile. Sono nato a ventiquattro chilometri da quell’esigua, azzurra falce
di mare. A un soffio da quel porto, da quell’arruffato gomitolo di case.
Camogli per me, è come un pianino suonato da un angelo. Quando la nostalgia,
rabbiosa, leva l’ancora e corre sui favolosi mari dell’infanzia, batte
sempre bandiera camoglina... Camogli un veliero che dondola nella bottiglia del
mio cuore. L’Eurovisione, questa gente, l’ha vista prima che nascessero le
antenne. Negli occhi dei marinai di queste parti l’Eurovisione c’è da
secoli, da generazioni. Gente i cui occhi, da poppa o da prua, hanno visto forse
più mondo di Telstar, e certo più sirena di Ulisse. La Francia, per noi, è
appena girato l’angolo. Orange, appena un poco più su...». Cfr.
Radio Corriere TV, "L’ora della verità per Camogli e Orange",
di Enzo Tortora, N° 23, 6-12 giugno 1965, pp.16-18
Giochi
senza frontiere ben presto fa moda e diventa la “cattedra” di un nuovo modo
di essere presentatori. Presentatori itineranti. Presentatori oltre le
frontiere. Sono in molti che ambiscono far vedere il proprio volto nei salotti
di mezza Europa. Pochi gli eletti. Enzo Tortora ne sarà sempre infinitamente
grato: «…Giochi senza frontiere dovrebbe lanciare su scala europea un nuovo
tipo di personaggio: il presentatore internazionale. Sarà molto interessante
vedere a confronto diretto Enzo Tortora con Guy Lux (Francia), Arnim Dahl
(Germania) e Jean Claude Menessier (Belgio) », (Cfr. M. Fantini, Tutto è
pronto per l’eurosfida, in «TV Sorrisi e Canzoni», 24, (5 giugno 1965), pp.
20-22.
«…
La Francia, va ai Giochi con a capo
Guy Lux, il loro presentatore numeri uno, un signore di mezza età dallo sguardo
vivo, un parlare pieno di finezze umoristiche, pungente e brillante, abilissimo
e accorto nella condotta dei giochi, pronto a intervenire nei casi un po'
incerti con molta sicurezza e una decisa autorità. Hanno accettato la sfida la
Germania Federale, che avrà come conduttore dei giochi Armin Dahl, famoso per
le sue esibizioni spettacolari di lanci col paracadute e di equilibrista,
recente acquisto della televisione; il Belgio con Jean Claude Menesseir e
l’Italia che affiderà il comando ad Enzo Tortora. I quattro presentatori si
sono già incontrati. La struttura del programma, in tre sedute che si sono
svolte a Milano, a Parigi a Colonia è stata quasi completamente definita. Alla
fine , dopo l’ultima riunione, ognuno ha detto la sua. Guy Lux: «Siamo ancora
freschi dall’entusiasmo di Interville e, se abbiamo gettato la sfida, è perché
ci sentiamo ben sicuri di noi». Armin Dahal: «I tedeschi hanno accettato un
po' freddamente sul principio. Ma ora siamo partiti e non ci fermeremo che dopo
la vittoria». Jean Cloude Menessair: «Voi non conoscete i belgi. Sono accaniti
e puntigliosi». Enzo Tortora: «La coppa che costituisce il premio è nostra.
Nessuno potrà togliercela, sono sicuro…». (Radio Corriere TV, "Una sfida fra le città", di Luciano
Vecchi, N°17, 25 aprile - 1 maggio 1965, pp.26-27).
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La
squadra di Orvieto a St Amand les Eaux |
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Il
campo di gara di St Amand les Eaux |
Orgogliosamente,
desideriamo ricordare i nostri presentatori – almeno i principali - che si
sono succeduti nel corso del torneo. Innanzi tutto Giulio Marchetti ed Ettore
Antenna, i commentatori che hanno il record di presenze ai Giochi: 99 Marchetti,
92 Andenna. Tuttavia, Andenna, essendo stato presente ai Giochi nell’edizione
del 1988 come deputato del Parlamento
Europeo vanta il primato: nel suo carniere può contare più di 100
trasmissioni. Non possiamo, però, non ricordare il già citato e rimpianto Enzo
Tortora, Claudio Lippi, Michele Gammino, Mauro Serio. E le presentatrici? Se lo
storico dei Giochi è Antenna, per quanto concerne il gentil sesso il colosso è
Rosanna Vaudetti, presente sul campo di gioco ininterrottamente con Marchetti
dal 1971 al 1977 con ben 61 presenze. Renata
Mauro fu la prima presentatrice italiana, seguono Milly Carlucci, Maria Teresa
Ruta, Feliciana Iaccio, Flavia Fortunato. Nelle puntate invernali troviamo
Sabina Ciuffino, valletta di Mike Buongiorno, Barbare Marchand, Patricia
Pilchard e Cecilia Bonocore.
A
tutti gli appassionati dei Giochi vogliamo adesso far rivivere “in
diretta” la prima puntata italiana. Speriamo di riuscirci!!! Camogli - Orange
40 anni dopo … il gioco continua
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Lemgo
(D), JSF 1965 |
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Due
atlete di Orvieto a Lemgo |
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Orvieto
(I), JSF 1965 |