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L'intervista a...
Carpi - San Marino, 15/11/2007 La Repubblica di San Marino è senz'altro una della nazioni più peculiari tra tutte quelle che in 30 anni hanno partecipato a Giochi Senza Frontiere. Nonostante l'esiguo numero di squadre schierate, per tre anni i "Castelli" di San Marino hanno dato filo da torcere a squadre e nazioni veterane vincendo, nel 1991, tre puntate su nove. Al timone, due donne, che si sono alternate nella conduzione. Conduzione limitata; sempre in trasferta, mai in casa, sempre presenti ma con poca visibilità e "voce" in capitolo. Abbiamo raggiunto al telefono Laura Fabbri, presentatrice sammarinese nelle edizioni 1989 e 1990. Gentilmente ci rilascia questa intervista, in cui si riscoprono ricordi, aneddoti e piccoli colpi di scena avvenuti diciassette anni fa.
Ho iniziato questa esperienza in qualità di funzionario degli esteri presso l'omonimo ministero della Repubblica di San Marino. Accompagnavo le squadre in trasferta. Ogni puntata era anticipata da riunioni in varie lingue, personalmente tenevo i contatti con le varie produzioni. Non mi definirei una presentatrice.
Sono stata io a suggerire Silvia Battazza alla nostra redazione. Personalmente non avevo ambizioni televisive, e quindi di apparire in video: trovavo ridicolo mostrarmi solo nel gioco numero 7, quello riservato ai presentatori, e a volte nelle presentazioni di inizio puntata. Non era questo il mio ruolo. Silvia, avendo partecipato come concorrente nel 1989 ed avendola conosciuta come tale, ero certa che avesse ambizioni diverse dalle mie. Per cui la scelta si è basata su questo fattore.
No, ne prima ne dopo. La mia è un'esperienza a se.
San Marino non ha mai prodotto i "giochi".
Si esatto. Di conseguenza non c'era nessuna troupe televisiva al seguito, durante le varie trasferte. Partivo da sola con la squadra, e quindi con gli atleti, insieme ad un ristretto numero di persone tra cui il capo-delegazione, medici ed assistenti.
No, non era così. Per questo non mi definisco una presentatrice. Come detto, partecipavo, e quindi commentavo, solo il gioco dei presentatori. Abbiamo usato in pieno i mezzi italiani: sammarinesi ed italiani vedevano la puntata allo stesso modo.
Beh mancavano le risorse umane ed economiche. Mettere in piedi anche solo una puntata dei giochi voleva dire sostenere cifre ingenti e l'ausilio di persone con competenze tecniche.
Non avendo mai prodotto i giochi, come conseguenza, era impossibile farli nel nostro territorio. Bisognava investire un budget non indifferente, per l'allestimento di palco, giochi e scenografia. Per ammortizzare i costi, infatti, negli altri paesi si disputavano due puntate nello stesso luogo. E poi alle spalle bisognava avere strutture ricettive in grado di ospitare le squadre.
Non conservo troppi aneddoti. E poi il gioco dei presentatori era simile in ogni puntata, ovvero consisteva nel guidare i concorrenti con la propria voce in un percorso prestabilito.
Non so se il dato, anche in qualità di cifre, sia paragonabile a quello italiano. Data la mancanza di una produzione televisiva è probabile che vi fosse un ente statale, comune a tutti e nove i castelli, che si occupava di questo. Purtroppo sono aspetti amministrativi che non conosco.
Ottimo direi. Non solo con i presentatori, ma anche con i tecnici, gli organizzatori ed i produttori, tra cui il Presidente del comitato Giochi Luciano Gigante. In qualità di "new entry" avevano molte attenzioni, non solo con me ma con tutta la nostra piccola delegazione.
Altre proposte no, come detto la mia esperienza televisiva comincia e finisce con i Giochi. No, a giochi ultimati non l'ho più sentita. So che adesso è sposata con un funzionario RAI e viva a Roma, in cui lavora presso la nostra ambasciata.
Senz'altro quello legato alla mia famiglia: ho conosciuto mio marito durante una trasferta a Bruxelles, in Belgio, nel 1988, mentre ho concepito mio figlio durante l'edizione successiva, nel 1990.
I gusti e l'interesse dei telespettatori sono cambiati poiché sono cambiati i programmi in onda. E' un programma che andrebbe rivisitato, se si vuole suscitare l'entusiasmo di una volta. O forse l'interesse per i giochi si è spento così come è destinato a spegnersi quello verso i reality. E poi incombe il fattore economico, da un punto di vista organizzativo. Sicuramente costa meno chiudere 8 persone in una casa e puntargli addosso delle telecamere che organizzare anche solo una puntata di JSF.
Sporadicamente, da bambina guardavo alcune puntate della prima serie e lo reputavo divertente, esilarante. Come lo era anche durane le riprese. Dopo aver partecipato lo guardavo di rado, mi sono resa conto che i giochi non rendevano come dal vivo, li reputavo quasi noiosi. |
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