CARTOLINE D'ITALIA

- Le città
d'Italia -
In questo
mese:

Breuil
Cervinia
Questo noto centro turistico è la frazione più distante da Valtournenche
paese ed è situato ai piedi della parete sud del Cervino. Fino al secolo
scorso, Breuil era poco più di un alpeggio frequentato da qualche isolato
alpinista per la bellezza delle cime che la circondano: non solo il Cervino, ma
anche il Dent d’Hérens, il Teodulo e la Testa Grigia. Località di soggiorno estivo e
invernale e base per
l'ascensione del Cervino. Oggi il comprensorio
turistico di Cervinia è uno dei più attrezzati delle Alpi per lo sci, lo sci
alpinismo e l’alpinismo, ed è possibile raggiungere con la funivia il
ghiacciaio del Plateau Rosa, a più di 3000 m di quota. L’incantevole Lago Blu
si trova poco prima dell’abitato.
Alla testata della valle del torrente Marmore si eleva l'imponente parete sud
del Cervino (4478 m). Il versante meridionale venne salito per la prima volta il
16 luglio 1865 da un gruppo di guide valdostane.

Chieri
Centro sulle propaggini
sud-orientali della Collina Torinese, ricco di numerosi e pregevoli monumenti e palazzi.
Fondato dai Romani, fortificata in epoca augustea (Carreum), questo importante comune della collina torinese fu per
secoli un mercato e un centro di produzione di tessuti, soprattutto fustagno. Il nucleo
urbano più antico presenta una tipica impronta medievale sia nella planimetria
circolare con strade a raggiera convergenti sulla cattedrale sia nell'aspetto
architettonico e urbanistico di molti dei suoi edifici. Chieri deve la sua
fisionomia ad alcuni monumenti medievali in mattoni di tipo lombardo e ai
numerosi edifici del tardo-barocco e rococò piemontese, pure in mattoni. Questa lunga stagione di prosperità ha lasciato nel centro storico notevoli
tracce architettoniche, dai palazzi signorili tardo-medievali come palazzo
Solaro (secc. XIII-XV), alle residenze barocche, alle chiese gotiche come S.
Domenico (sec. XIV) e S.
Giorgio (secolo XIV). Il monumento più insigne del tardo ‘400 piemontese è
però il Duomo, rifatto in forme gotico-lombarde tra il 1405 e il 1436, costruito al posto di una pieve romanica fondata dal vescovo
Landolfo (sec. XI). La facciata in cotto è decorata da una lunetta con una
statua della Madonna, ed è affiancata da campanile e battistero, forse resto
della costruzione precedente; il battistero,
romanico-lombardo del secolo XIII, comunica con il duomo attraverso la cappella
della Madonna delle Grazie (1757-1759). L’interno del Duomo è a tre navate, coperte di volte a
crociera. Nelle cappelle laterali e nei transetti si possono ammirare affreschi
del sec. XV e una icona di marmo attribuita a Matteo Sanmicheli. Interessante è,
nell’abside, il coro ligneo del sec. XV. Molti sono gli edifici
settecenteschi.

Comacchio
È un antico insediamento della bassa ferrarese, sparso su 13 isole
prospicienti sul mare Adriatico, unite da ponti, e circondato su tre lati dalla terraferma. Il centro ebbe grande fortuna nel basso
Medioevo, quando giunse a possedere una delle maggiori flotte dell’intero
Adriatico.
Conserva caratteristici monumenti sei-settecenteschi. Nel sec. V, per la sua posizione, fu luogo di rifugio contro
le invasioni barbariche. Partecipò alle lotte di Carlo Magno e del figlio
Pipino contro Bisanzio, vincendo nell'809 la flotta imperiale. Divenuto poi
feudo di Ottone d'Este, nell'854 e 946 fu devastato dai Veneziani. Soggetto alla
Chiesa tra il 971 e il 1219, poi libero comune, passò a Ravenna (1254) e quindi
agli Estensi dal 1354 al 1598 quando, per l'estinzione della famiglia, fu
incorporato nello Stato della Chiesa. La costruzione simbolo di Comacchio
è il Trepponti: la singolare costruzione, realizzata nel 1634 da L. Danesi, è composta da un
unico arco sostenuto da cinque volte. Oggi, circondata dalle terre bonificate, conserva ancora, con i suoi
ponti, l’aspetto della cittadina insulare. Dedita alla pesca e
all’allevamento ittico, soprattutto di anguille e ostriche, ha conosciuto un
notevole incremento turistico nelle sue sette frazioni note come Lidi Ferraresi,
che si dispongono lungo 25 km di costa aperta. L’istituzione del Parco
regionale del Delta del Po ha bloccato definitivamente l’espansione turistica,
mettendo sotto tutela gli acquitrini e le valli, rifugio di una grande quantità
di specie di uccelli stanziali e di passaggio. Le valli di Comacchio altro non
sono che una vasta area depressa dell'Emilia orientale
ricoperta da acque salse poco profonde (1-1,5 m) e separata dal
Mar Adriatico da cordoni sabbiosi. Un tempo le valli di Comacchio occupavano una
vasta estensione (ca. 55.000 ha) della pianura emiliana, in corrispondenza
dell'antico delta del Po, tra il ramo di Volano e quello di Primaro (odierno
basso corso del fiume Reno),
spingendosi all'interno sino alla linea Ostellato-Portomaggiore-Argenta. A
seguito di imponenti lavori di bonifica, tra cui il prosciugamento della valle
del Mezzano (1964-65), gli specchi vallivi sono ridotti al settore sudorientale
dell'area originaria (Fossa di Porto, Valle di Lido Magnavacca, ecc.); oltre che
per la straordinaria ricchezza ittica (soprattutto anguille e cefali), la
regione presenta grande importanza venatoria (caccia degli uccelli acquatici) e
naturalistica, date le interessanti caratteristiche ambientali.

Eboli
Questa bella città in parte arroccata su di un colle alla destra del Sele,
è diventata, nella coscienza di tutti, il simbolo di una civiltà che scompare:
ma la fama che circonda il borgo dopo il romanzo di Carlo Levi Cristo si è
fermato ad Eboli rischia di distogliere l’attenzione dai suoi altri motivi di
interesse, e dal fascino arcaico della sua atmosfera. Di origine lucana, fu municipio romano (Eburum).
Circondata da immense mura megalitiche che sono ancora in parte
visibili; per le strade strette e un po’ tortuose del suo centro storico si
incontrano numerosi monumenti ed alcune bellissime chiese medievali, come la basilica normanna di S.
Pietro alli Marmi (sec. XI), la chiesa gotica di S. Francesco (sec. XIV) ed il castello quattrocentesco dei
Colonna. È stata gravemente danneggiata dal terremoto del novembre 1980.

Gubbio
È una città di pietra e di calcare, a tratti solenne e severa, splendida
nel suo fascino un po’ austero come nessun’altra città umbra, giace alle
pendici del monte Ingino. Di origine antichissima, Gubbio ha mantenuto un
carattere profondamente “medievale”: municipio romano (Iguvium), libero
comune, poi soggetto al
dominio dei Montefeltro, dal 1384 nel ducato di Urbino, dei Della Rovere e infine
allo Stato pontificio
nel 1624. La città è ricca di monumenti,
tra cui il Palazzo dei Consoli, simbolo della città, il Palazzo Ducale (ca. 1480), la
cattedrale gotica e i resti archeologici dell'antica città umbra (teatro del sec. I
d.C., resti di terme, mausoleo di Pomponio Grecino) che sono di età romana. Le
cosiddette tavole iguvine ricordano un tempio e tre porte della città. Nei
dintorni, presso S. Pietro in Vigneto, si trovavano le rovine del tempio di
Marte Ciprio, visibili ancora nel Settecento; il tempio di Giove Appennino,
famoso nell'antichità, doveva situarsi probabilmente verso Scheggia. Nel XV sec. vi fiorì l'arte della maiolica, soprattutto per
opera di Giorgio da Gubbio e della sua famiglia. Gubbio è notevole soprattutto come centro medievale intatto, risalente in
gran parte ai secc. XIII-XIV. Ha impianto urbanistico a vie parallele situate a
livelli diversi con vie minori in salita di raccordo. Al Duecento risalgono le
chiese di S. Francesco (di fra Bevignate da Perugia, 1259-92; all'interno
affreschi del pittore tardogotico O.
Nelli), S. Agostino (affreschi di O. Nelli), S. Giovanni Battista e il
duomo; al Trecento le chiese di S. Domenico e di S. Maria Nuova, entrambe con
affreschi di O. Nelli. Nella piazza della Signoria sorge l'imponente palazzo dei
Consoli, uno dei maggiori esempi di architettura civile italiana del Trecento, realizzato fra
il 1332 e il 1337 da Angelo da Orvieto e Matteo di Giovannello detto il
Gattapone, è senza dubbio
uno dei più bei palazzi pubblici d'Italia. Altri notevoli edifici civili sono il palazzo del Capitolo e il
palazzo del Bargello (sec. XIII). Dal 1479 i Montefeltro eressero il palazzo
ducale, probabilmente su disegni di L.
Laurana; il cortile interno, a portici su colonne, in pietra serena e cotto,
è simile a quello del palazzo ducale di Urbino. Sul fianco del monte Ingino,
che domina la città, si trova la basilica di S. Ubaldo, patrono della città. In questa città,
che attira ogni anno enormi quantità di persone, il passato ha un suo valore
continuo e vivo. Questo legame potente con la tradizione ha il suo culmine con
la straordinaria Corsa dei Ceri, una processione che vede tre gruppi (i
muratori, i contadini, i commercianti) impegnati a portare, per le vie della
città, le tre colossali strutture di legno dette Ceri, ognuna sormontata da una
statua. Uno sforzo senza paragone, in un’atmosfera colma di significati
leggendari e simbolici che anche i visitatori riescono a cogliere con
straordinaria intensità: non a caso i tre Ceri sono diventati il simbolo stesso
di tutta la regione.

Pordenone
Antica Portus Naonis, sorse su un dosso rialzato rispetto alla pianura, un
tempo paludosa. Deve il suo nome al fiume Naone (oggi Noncello), sulle cui acque
si raggiungevano le coste lagunari.
Feudo dei duchi del Friuli, dei
patriarchi di Aquileia e degli Asburgo, passò nel 1508 a Venezia. Di impronta veneziana è l'antico centro,
posto sull’asse di corso Vittorio Emanuele, con case e palazzi gotici e
rinascimentali porticati e decorati esternamente a fresco. Il duomo di S. Marco,
costruito nel sec. XV su un edificio preesistente, è rimasto incompiuto nella
facciata neoclassica; all'interno si trovano interessanti opere del Pordenone
tra cui la Madonna della Misericordia e pregevoli affreschi cinquecenteschi.
Palazzo Comunale (1291) con portico e trifore ha una torre rinascimentale con
orologio dell’epoca.

Vibo
Valentia
Città capoluogo di provincia, è costruita su un panoramico altipiano che
domina la parte meridionale del golfo di S. Eufemia. La storia di Vibo, di cui
esistono testimonianze pre-greche, è lunga e tormentata, in età antica e
nell’epoca moderna. È l'antica Hipponion, importante centro della Magna Grecia, divenuta
Vibo
Valentia nel II secolo a.C., in seguito alla colonizzazione romana. Roccaforte dei Bizantini, devastata dagli Arabi nel IX e X secolo, fu
ricostruita dagli Svevi nel XII secolo col nome di Monteleone (in uso fino al 1928). Gli
scavi hanno messo in luce importanti tratti delle mura greche in opera quadrata
con torri semicircolari; resti di un tempio dorico tardo-arcaico si trovano
sulla collina del Belvedere. Lo scavo della necropoli ha portato alla scoperta
di un'importante iscrizione orfica su lamina d'oro. La parte più antica della città sorge a ridosso del
castello normanno-svevo, i cui resti sorgono in posizione elvata
probabilmente sul sito dell'acropoli greca, costruito a più riprese con materiali greci e romani da Ruggero il
Normanno, Federico II e Carlo II. Tra gli importanti monumenti, e i luoghi da
visitare, vanno segnalati il Museo archeologico statale, che ha sede nel
centrale palazzo Gagliardi; la chiesa di
S. Michele (secolo XVI), con campanile secentesco, e la collegiata di S. Leoluca
(1680-1723), con prospetto tra due campanili e, all'interno, tre notevoli statue cinquecentesche di Antonello Gagini.
Poco fuori
dall’abitato, le rovine di Hipponion, con i resti delle
grandiose mura e di templi della città greca.
Porto commerciale in località Vibo
Marina.


