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CARTOLINE D'ITALIA

- Le città
d'Italia -
In questo
mese:

Grottaferrata
La storia di questo borgo immerso tra i
vigneti, sul versante nord-occidentale dei Colli Albani, è legata alla celebre
abbazia, fondata intorno al 1004 da San Nilo e tuttora abitata da monaci
basiliani di rito greco. A partire dal 1473 l’abbazia venne fortificata con
mura merlate, torrioni cilindrici e fossati; all’interno si trovano la chiesa
di S. Maria, che conserva ancora le camere sepolcrali romane con le finestre
ferrate (“grotta ferrata”) e il monastero. La chiesa, consacrata nel 1025,
ma rimaneggiata nel ‘700, è preceduta da un portico e da un campanile a
trifore del sec. XIII; all’interno sono conservati il pavimento cosmatesco, i
mosaici del sec. XIII sull’arco trionfale (Pentecoste) e la cappella di S.
Nilo, con affreschi del Domenichino (1610).

Lerici
Sorge di fronte all’Isola di Palmaria, all’ingresso
orientale del golfo della Spezia, in un tratto di costa frastagliato, con alte
scogliere e ricco di piccole insenature. Anticamente fu un importante avamposto
dei Genovesi nella lotta contro i Pisani. Il nucleo della cittadina, che negli
ultimi tempi ha conosciuto una notevole espansione dovuta al grande traffico
turistico, conserva parecchi elementi medievali e rinascimentali. L’oratorio
di S. Rocco presenta ancora un campanile trecentesco e custodisce alcune
pregevoli opere del sec. XVI, mentre la chiesa di S. Francesco, costruita nel
´600 con forme barocche, conserva al suo interno autentiche opere d’arte. L’elemento
più caratteristico della cittadina resta la massiccia mole del Castello, che
sorge in cima a una lunga gradinata, a picco sulla scogliera. Iniziato nel 1241
dai Pisani, venne ampliato dai Genovesi in varie riprese.

Misano
Adriatico
L’inesorabile
inclemenza del tempo e degli eventi, ma anche la deliberata incuria degli uomini
non hanno certo risparmiato, negli ultimi decenni, il già modesto patrimonio
artistico del nostro Comune. Questa premessa è necessaria per disilludere
quanti credessero di trovare notevoli opere d’arte nel territorio di Misano.
Se escludiamo alcuni interessanti resti architettonici dell’antico Castello di
origine malatestiana, andato distrutto per eventi diversi (il terremoto del
1786, la seconda guerra mondiale, ecc.) e recentemente riportato, almeno in
parte, all’originario aspetto, il patrimonio artistico di Misano va ricercato
nelle chiese locali che, nel corso dei secoli, hanno resistito alla tentazione
di disfarsi dei loro beni preziosi e che pertanto custodiscono ancora opere di
pregevole valore. Cominciamo dalla chiesa di Misano Monte, dedicata a San
Biagio, che si può considerare, sotto l’aspetto architettonico, la più
interessante di tutto il territorio. E’ sorta nella seconda metà del secolo
scorso, a pochi passi dalle fondazioni dell’antica Pieve di Sant’Erasmo che
ebbe grande importanza nel medioevo come giurisdizione ecclesiastica.
Nell’interno del tempio si possono ammirare una grande “pala” d’altare
(dipinto su tela del ‘600) raffigurante la vergine con i Santi Biagio ed
Erasmo in adorazione e un pregevole “Cristo” ligneo del XVI secolo, di cui
sono ignote le origini. Secondo la tradizione, sarebbe approdata sul lido di
Misano dalla Dalmazia. E’ veneratissima dalla popolazione del luogo e delle
zone vicine. La chiesa di San Girolamo, facente parte dell’omonimo Convento,
è stata costruita nei primi anni del secolo scorso, per volontà di Padre
Pietro Natili, monaco gerolomino. La chiesa per ampiezza è la seconda del
comune, ma nell’interno non c’è nulla di rimarchevole da segnalare. Mentre
è degna di osservazione l’armoniosa facciata in cui si evidenziano elementi
architettonici di chiara ispirazione rinascimentale. La chiesa di S. Maria
Assunta di Scacciano fu inaugurata il 15 agosto 1929: nel suo interno conserva
alcune opere degne di considerazione, come l’artistico gruppo ligneo policromo
raffigurante la “Crocifissione con la Madonna, S. Giovanni e la Maddalena”
attribuito alla scuola umbro marchigiana del XVII secolo e un “fonte
battesimale” in pietra, datato 1606. Quest’ultimo è stato donato alla
chiesa dal Card. Michelangelo Tonti, probabilmente di antiche origini misanesi.
Nella parte nuova della cittadina, la zona a mare, sorge la Chiesa
dell’Immacolata Concezione, di recentissima costruzione. Al suo interno
custodisce alcune opere di notevole interesse artistico, come il prezioso
“Cristo” su tavola di scuola riminese del ‘300, una “Santa Barbara”
(Olio su tela), attribuita alla scuola del Guercino, una pala d’altare
raffigurante l’immacolata concezione (Olio su tela) di scuola bolognese del
‘600. Inoltre meritano una menzione le pregevoli “Via Crucis” del
ceramista faentino Angelo Biancini e la bella statua bronzea di
“Sant’Antonio da Padova”, opera dello scultore riminese Elio Morri.

Mondello
Località a meno di 10 chilometri da Palermo,
si trova sulla pittoresca baia tra capo Gallo e punta di Priola. Oltre essere un
attivo porto peschereccio, è una delle principali stazioni balneari della
Sicilia. All’interno del vecchio villaggio di pescatori si trova una torre
circolare, resto di un antico castello. In località Punta Priola, alcune grotte
abitate in epoca remota conservano ancora visibili graffiti risalenti al
Paleolitico.

Tolentino
In questa cittadina, allora un piccolo borgo
medievale della val di Chienti, visse per decenni un santo eremita, S. Nicola,
che ha legato per sempre il suo nome alla fama e al destino della città. Forse
la più bella chiesa di Tolentino è proprio la splendida basilica di S. Nicola,
ornata da un ciclo di affreschi tra i più vividi e impressionanti della pittura
marchigiana del Medioevo, nel cosiddetto cappellone di S. Nicola (risalgono al
sec. XIV e sono opera di un artista di scuola riminese). Poco lontano da S.
Nicola, lungo il corso Garibaldi, si innalza invece il solenne duomo, dedicato a
S. Catervo, protettore della città; anche se la chiesa, nata tra l’VIII e il
IX sec., fu rifatta nell’‘800, all’interno conserva ancora il bellissimo
sarcofago marmoreo (sec. IV d. C.), che dovrebbe contenere le spoglie del santo
patrono.

Trani
È un porto ben riparato da una piccola
insenatura del litorale adriatico, tra Barletta e Bisceglie, lungo la quale si
estende la città antica con le sue vie strette e tortuose, mentre all’interno
sono sorti i quartieri più recenti. L’antica Tyrenum secondo la leggenda fu
fondata da Tirreno, figlio di Diomede. Conobbe, grazie alla sua favorevole
posizione naturale, un periodo di ricchezza nel Medioevo prima sotto i Normanni,
poi sotto gli Aragonesi, tanto che emanò nel 1063 gli Ordinamenta maris, il
più antico codice commerciale marittimo. La splendida cattedrale e i nobili
palazzi settecenteschi onorano questa città, oggi un po’ soffocata da un’edilizia
incontrollata.

Verona
La città, capoluogo di provincia del Veneto, si trova nella
pianura allo sbocco della valle dell'Adige, ai piedi dei monti Lessini. Nodo di
importanti vie, fra cui quella che porta al passo del Brennero, Verona si
sviluppa lungo le sponde dell'Adige, che in questo tratto descrive due anse
sinuose e profonde. Antico insediamento paleoveneto, la città divenne ricca e
potente con i Romani, che ne apprezzarono la naturale posizione strategica,
punto di passaggio verso il nord dell'Europa. Divenne, a partire dal V secolo,
la prestigiosa sede di monarchi ostrogoti, longobardi e franchi, poi devastata
dagli Ungari (sec. X). Il declino di Verona ebbe, però, vita breve. Già nella
metà del XII secolo, come libero comune, essa divenne il fulcro di fiorenti
commerci, mentre la potente signoria dei della Scala trasformò, a partire dal
1260, l'aspetto della città, non solo abbellendola di sontuosi palazzi, ma
facendone la prestigiosa capitale di uno dei regni più potenti e culturalmente
vivaci del Rinascimento. Nel 1405, la città passò sotto il dominio veneziano
della Serenissima che, a sua volta, la impreziosì di nuovi gioielli d'arte,
costringendola però a condividerne le sorti fino all'Unità d'Italia. Verona,
la più romana delle città del nord. Nel suo centro storico, dalla regolare
struttura a scacchiera, corrono ancora il decumano (odierno corso Porta Borsari)
e il cardo (vie Cappello e Sant'Egidio). Ma sono il teatro e l'arena,
quest'ultima simbolo della città, a far riviere alla città il suo antichissimo
passato quando, in estate, si riempiono di migliaia di spettatori e amanti della
lirica. A Verona nacque Catullo, il poeta dell'amore, e tra le mura di un suo
aristocratico palazzo si consumò, per la fantasia di Shakespeare, il più
grande dramma d'amore di tutti i tempi: quello tra Romeo e Giulietta. Verona è
una signora, a volte un po' malinconica, che trasmette una strana magia: sarà
forse per le possenti architetture rinascimentali che ci parlano del suo passato
splendore; o forse per l'Adige che, sornione, la culla senza sosta, regalandole
splendidi scorci e tanta umidità!
Il Duomo:
Sorge nella parte della città medievale, dove l’ansa dell’Adige è più
stretta, e venne costruito sulle macerie delle chiese cristiane distrutte dal
terremoto del 1117. A partire dal 1444 si iniziò una lunga opera di
rinnovamento che lo portò, entro il 1606, ad assumere un aspetto
rinascimentale. L’abside, in tufo, e le strutture di base, sono romanici,
mentre all’interno la volta a crociera è retta da pilastri gotici. La
facciata conserva un’impostazione romanica, impreziosita da bifore, lesene e
archetti, e nella parte centrale presenta un importante protiro a due piani.
All’interno il presbiterio è cinto da un tornacoro di marmo del Sanmicheli,
con un alto basamento che sostiene colonne ioniche. Sotto all’organo una
scaletta conduce a un atrio a tre piccole navate, in cui è custodita una
preziosa vasca battesimale ottagonale ricavata da un monolito di marmo
scolpito del sec. XII.
Piazza Bra:
Questa piazza, che nella seconda metà del ’700 venne trasformata in uno dei
‘salotti’ della città, è uno dei luoghi per eccellenza dove darsi
appuntamento con gli amici per un aperitivo. Proprio nel ‘700 fu aperto il
Listòn, per antonomasia il passeggio di Verona, e parte delle residenze qui
esistenti vennero rimaneggiate. Completamente nuovi sono infatti solo il
neoclassico palazzo della Gran Guardia Nuova e l’edificio del Museo
lapidario maffeiano, settecentesco; furono invece iniziati nel ’600 ma
ultimati due secoli dopo sia il palazzo della Gran Guardia sia il Teatro
filarmonico.
L'Arena:
Con i suoi 25.000 posti, utilizzati ogni anno in luglio e agosto per le famose
rappresentazioni di musica lirica, l’Arena è il simbolo cittadino. Lo
storico anfiteatro fu costruito nel sec. I d. C. al di fuori delle mura e
veniva usato anche per i combattimenti navali, le naumachie, per le quali si
provvedeva ad allagare la platea con l’acqua prelevata dall’Adige grazie a
un complesso sistema di condutture. Dell’anello esterno, che aveva tre
ordini di arcate ed era alto circa 30 m, restano in piedi soltanto pochi
metri, mentre il secondo anello, a due arcate, si è conservato per intero. La
struttura esterna dell’arena è costruita a secco con blocchi di calcare
della Valpolicella che legano muri di mattoni e pietre. La cavea ha oggi 44
file di gradini (che non corrispondono a quelle originali) alle quali si
accede da 64 bocche. La platea ha forma ellittica.
Casa di
Giulietta:
Proseguendo da piazza delle Erbe in direzione sud-est si raggiunge dopo pochi
passi, sulla sinistra, la cosiddetta Casa di Giulietta. La costruzione è
duecentesca, e costituisce un bell’esempio di ripartizione degli spazi
interni, con cortili e passaggi coperti, di un isolato romano. Su un balcone,
a ricordare l’immortale personaggio dell’innamorata shakespeariana, è
collocata una statua di Nereo Costantini.
Teatro Romano:
Sotto all’alta rocca di Castel S. Pietro, sulla sponda destra dell’Adige,
si sviluppa l’area archeologica romana. Il teatro romano, fu costruito tra
il sec. I a. C. e il sec. I. d. C.. Nonostante i terremoti, le piene del
fiume, le spoliazioni e il riutilizzo dei materiali, conserva ancora la sua
funzione di arena all’aperto, e viene utilizzato per spettacoli. Della scena
restano le fondamenta e parte della cavea e dell’orchestra, con un diametro
superiore ai 30m. Le gradinate, con ancora tracce della copertura in marmo,
contano oggi 23 giri di sedili, al di sopra dei quali si aprono una serie di
terrazze dalle quali si gode una splendida vista sulla città.
Castelvecchio:
Sulla prima ansa dell’Adige, dove già sorgeva un castrum romano, Cangrande
II della Scala eresse nel 1354 il suo castello. Il complesso è diviso in due
nuclei, separati da un passaggio coperto sulle mura costruito in seguito da
Gian Galeazzo Visconti: la parte più piccola, che ospita l’antica reggia,
è protetta da doppie mura, mentre quella più grande, con un vasto cortile,
era destinata ad accogliere le truppe, ed è munita di un solo giro di mura
merlate e torri. Il complesso venne modificato nell’‘800 dai Francesi, che
eliminarono parte delle merlature, e poi dagli Austriaci, che ne fecero sede
della loro guarnigione. Nel castello ha sede il Civico Museo d’Arte, che
ospita, in ordine cronologico, capolavori pittorici e scultorei della scuola
veronese, di maestri italiani e stranieri, collezioni di oreficeria,
miniature, stoffe e armi. Nella prima sala si trovano opere dell’arte
paleocristiana e un sarcofago del sec. XII, nella seconda e terza si trovano
sculture policrome in tufo del ‘300. Nelle sale successive si possono
ammirare tele di Tommaso da Modena, Turone e Altichiero, numerose opere
fiamminghe e di Jacopo e Giovanni Bellini, di Mantegna. Nell’ala napoleonica
è collocata la statua equestre di Cangrande I della Scala, uno dei massimi
capolavori della statuaria del ‘300. In questa ala si trovano anche tele di
Tintoretto, Veronese, Luca Giordano, Tiepolo, Strozzi e Longhi. Il castello è
collegato all’altra sponda dell’Adige per mezzo del ponte Scaligero,
costruito probabilmente nel 1375-76, in cotto e con tre arcate. Fatto saltare
dai Tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, venne ricostruito negli anni
‘50.
San Zeno Maggiore:
Nata al di fuori delle mura e rovinata dal terremoto del 1117, questa
importante chiesa fu riedificata negli anni immediatamente successivi. La
facciata in tufo è divisa da una galleria di bifore in marmo rosso, e regge
un grande rosone. Il portale, con protiro sostenuto da due leoni, è scolpito
ed elaborato, opera del sec. XII. Il portone è suddiviso in 24 formelle di
legno con storie tratte dal Nuovo e Antico Testamento. L’interno, cui si
accede scendendo alcuni gradini, è molto ampio e caratterizzato dal
riutilizzo di numerosi materiali romani, tra cui le colonne corinzie. Nel
presbiterio, che ha linee gotiche, è conservato il trittico di Andrea
Mantegna, che rappresenta la Madonna con il Bambino tra angeli e santi, una
delle opere fondamentali del Rinascimento italiano. Di fianco alla chiesa
resta un chiostro romanico con dipinti e sepolcri.
Piazza delle Erbe:
Ancora oggi sede di un affollato mercato, ben rappresenta il profondo connubio
tra passato e presente di Verona. Ricalcata sullo spiazzo del foro romano,
assunse l’aspetto attuale in epoca scaligera. Sul suo asse sono disposti,
lungo l’isola centrale, la quattrocentesca colonna gotica del Mercato, la
fontana di Madonna Verona, con una statua romana, e la colonna di S. Marco,
aggiunta nel 1523. La piazza offre uno splendido panorama, sospeso in bilico
tra Medioevo e Rinascimento: se da un lato vi si affacciano i palazzi del
comune, sul lato opposto sorge la Domus Mercatorum, con portico, bifore e
merlatura, che fu eretta per volontà di Alberto I nel 1301; di fianco a essa
si trovano alcune case torri, ancora superstiti, del quartiere del ghetto, che
iniziava alle loro spalle. Sul corto lato settentrionale si affacciano le «Case
dei Mazzanti», una ristrutturazione rinascimentale dei fondachi scaligeri.
Sul loro prospetto figurano dipinti e affreschi del sec. XV , tra cui le
allegorie di Alberto Cavalli.
Piazza dei signori:
Dalla Piazza dei Signori di Verona si ammirano la facciata della Domus Nova,
in stile veneziano del XVII sec.; la rinascimentale Loggia del Consiglio, le
cui statue sulla cornice superiore sono opera di Alberto da Milano; il Palazzo
della Regione, costruito in epoca medievale, e rinnovato poi in stile
rinascimentale. Sempre nella piazza si può scorgere il Palazzo degli
Scaligeri, Signori di Verona dal 1260 al 1387, noti anche per l’ospitalità
che offrirono nella loro reggia al poeta Dante, a cui per altro la città ha
dedicato una statua, posta al centro della stessa piazza.
 

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